ECOFRASIE
CD
di poesia e musica, testi di Tiziana Colusso, musiche originali di Natale Romolo e Federico Scalas. Edizioni Terre Sommerse, 2012, registrato all’Abbey Red Studio.
La
parola “Ecofrasia”,
anche in quel testo sacro che è il Grande Dizionario Italiano dell’Uso curato
da De Mauro, non esiste in sé, ma solo come eco, come rimando a un’altra parola
sinonimica, “ecolalia”, la quale poi
non è altro che una rara sindrome psichica, che spinge la bocca a ripetere automaticamente
parole e frasi intese dall’orecchio, una forma di incontinenza verbale che mi è
sembrata densa di rimandi simbolici. Così, da titolo di uno dei testi che lo compongono,
ECOFRASIE è diventato il titolo dell’intero CD.
Il
CD si compone di otto brani. I testi sono in parte
inediti e in parte pubblicati in raccolte cartacee. Ma nel lavoro con i
musicisti-compositori Natale Romolo e Federico Scalas,
la lettera del testo è stata rimescolata non solo con le note originali dei
vari e molti strumenti (pianoforte, chitarra, clarinetto, elettronica,
tastiere) ma anche con l’esperienza fecondissima del passare un periodo insieme
– ognuno venendo da un punto diverso del Lazio – in una sala di registrazione
immersa nella frescura dei Castelli Romani, provando e riprovando, facendo
fecondare i testi dalle note e le note dai testi. Con Natale Romolo c’era già
una lunga storia di performances e serate dal vivo,
che in questo CD hanno trovato un loro esito
naturale. Un esito provvisorio, che non appena terminato ci ha fatto venire lo
slancio per sperimentare ancora: l’ultimo giorno avremmo ricominciato tutto da
capo, con nuove idee e soluzioni, ma naturalmente le sale di registrazione
hanno i loro tempi inesorabili. Queste tracce sonore e verbali sono il nostro
provvisorio approdo, in un’estate infuocata e feconda.
Bracciano Blues
– 4.30
( ascolta il file mp3 )
Ecofrasie (seconda voce: Anna Laura Longo) – 4.33 ( ascolta il file mp3 )
Di vocazioni –
4.49 ( ascolta il file mp3
)
***
Bracciano Blues
Ehi baby, listen,
don’t be so sad,
ti direi se fossimo in un blues,
fuori da qui – nel blu
ah
baby,
ti direi l’incanto
e l’ostinazione del cielo ti direi
a splendere ignorato
mentre affondiamo
giù, nell’apnea del mondo
oh baby, il respiro
del fiume ti direi,
adolescenza selvaggia
che corre via,
via dall’apnea del mondo
wow
baby!
ti direi la luce
che svanisce,
poi torna a ondate
fluida luce, come un ritmo blues
Ecofrasie
come
quando con l’eco nelle orecchie centrifughi
gli
stessi suoni per ore e il suono che veniva da fuori
ora
è dentro e da dentro si espande nuovamente
in
onde che traversano il cervello
come
un involontario crampo
che
si ridice e scava un solco come su vinile
come
quando eri malleabile, cera rosa paffuta
e
tutto ti rimaneva impresso, il cuore matto, il ballo del mattone,
persino
gli echi di allora ti sembrano più belli,
più
sonori i ritornelli
fino
alle sonore adolescenze di fraschette fuori porta,
ma
oggi chi mi porta, chi mi fraseggia passeggiando a bordo mare
come
quando in una stanza, in una stanca ripetizione di gesti e regesti e loop
di
mono logoi interiori abitati da voci e fiati
mescolati in miscele micidiali di cose dette
fino
all’usura, all'arsura della gola – cola in blob
pestilenziali questo pseudo pensiero
che
prende alla gola come una pianta sanguisuga
che
gira e s’avvolge e si ridice
fino
a quando il profilo del monte, solenne nel brutto e bello
di
un’estate cangiante, frastagliato dai venti, dall’erosione e dai brontolii
sismici nelle
budella
della terra, fermo su radici petrose come antenna lanciata verso altri
oltreatmosferici
linguaggi,
ti
restituisce un silenzio zecchino
silenzio
denso come materia, abitato da respiri, ricordi, intenzioni
silenzio
cantabile con suoni cifrati, ritmati argomenti sottotraccia,
attrazioni
polari, intonazioni come spazi tra le azioni,
vivace
con brio, oltre la zavorra dell’io, verso l’aperto
di
un sentire concreto, resina sonora che cola senza nome
densa
e pronta ad ogni fraseggio ulteriore.
Di vocazioni
I
di
ghiaia passi sovrapposti, di multivocati molti,
poiesis
familiare, contrappunto commensale, coro
come
quando in trattoria bicchieri già molto levati
tintinnano
di cristallini coltelli a far campana
II
di
treno sirena a fischio, porte a ghigliottina secca
partenze
svuotate come sacchi d’un tratto flosci
si
digita a conforto su tastierine squillando
altrui
l’angoscia, in ellissi d’intimità e sorvolo.
III
di
respiri, sospiri, sottotoni amorosi, mondo
subvocalico
per unirsi, partorire in dolore
bisbigli
in risvegli di prole, domeniche irradiate
di
frequenze e frequentazioni a rimbalzar sui muri.
IV
di
vicini di viaggio che vaghi sciorinano voci
come
panni a sventolare nelle sfinite orecchie
sedotte
loro malgrado dal nulla ricamato a trina
-
consonanti come martello su timpano a vibrare.
V
di
accenti che riposanti non rimandano a nulla
di
conosciuto, arzigogolato geroglifico
che
scivola sul labirinto dell’ascolto come su vetro
con
lievi sibili in curva, come fischio in nebbia
VI
di
verdetti, di appuntite sentenze, stille vocali
avvocate,
di difese stremate, invocazioni
di
clemenza, vaniloqui in cella insonorizzata,
sonore
bolle ribelli, straparlata impotenza.
VII
di
batti e ribatti come di tamburo, brontolio
come
di torrente in fuga da Carso viscerale
corsa
di materiali acciottolati verso un silenzio
largo
di pianura, domesticato infine Adagio
VIII
di
corpo che nel silenzio riprende il fiato, passo
come
di tigre o cervo con il destino nei garretti,
soffi
vitali, energie, magneti ai cardinali
algebre
e codici di narrazioni oltreverbali
IX
di
picchi in Jardin des Plantes a battere ràpidi il tempo
dell’ultimo
atto dell’estate, riarsi rimorsi
di
atti mancati, avviati all’attesa fine per
pioggia
e orchestra di foglie fruscianti già in resa.
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I nostri riferimenti: TERRE
SOMMERSE www.terresommerse.it
Tiziana Colusso
www.tizianacolusso.it
Natale Romolo : www.amnesiavivace.com
Federico Scalas
: www.myspace.com/scalas
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