CHECKPOINT POETRY
MARCO PALLADINI
 


POESIE 2012

 

 

Letale

 

Secondo suggerisce il sociologo Zygmunt Bauman

stiamo vivendo vite “che non possiamo permetterci”

ovvero l’umanità vive al di sopra dei suoi mezzi

e, come celiava per sé Oscar Wilde, finirà pure per morirci.  

 

Spendendo e spandendo valore-vita in eccesso

siamo una specie vivente in bolletta, insolvente,

in debito permanente, che corre e si agita

ora allegramente ora drammaticamente

e freneticamente verso il crac del mondo,

un crac antropologico non meno che economico.

 

Ecco il punto, ecce homo, ecce tràgos

l’andare a fondo (perduto) dopo avere sperperato

di tutto e di più: terra, acqua, aria,

bruciando ogni ricchezza materiale e finanziaria.

 

Appare allora l’humanitas un virus impazzito

proteso a distruggere l’habitat che lo nutre,

è un paradosso la sua sopravvivenza oramai a scadenza.

 

Se l’istinto generale è suicidale, dunque soltanto

l’immaginare di disumanarsi, di transumanarsi

può far sperare di non essere al passo finale,

plausibilmente e irresponsabilmente prossimi

all’esito fatale. Di un fato letale.

 

 

 

Diversità

 

1.  Chi naviga nel mare della diversità

abbandona l’isola della sua identità

affronta le tempeste della pluralità

Come un capitano coraggioso percorre

il periplo insidioso e turbolento del mondo

onde approdare a una multiversale fraternità.

 

2.  Si cantava la civiltà delle macchine

oggi si decanta l’inciviltà dei computer

che ci inchiodano di fronte ai monitor

a rimirare la vuotità del nostro chaos

Il tuttoniente di ciò che chiamiamo

civil consesso, un bucospecchio

che inghiotte e riflette la surdeformità

di vite tanto sature quanto superflue.

 

3.  Abyssos come un ponte sospeso sul nulla

laddove il normale scorrere verso la morte,

dicono i cinesi, è precisamente l’esiliarsi dalla vita

Abyssos ovvero la notte senza fondo,

per sempre sfondata sul confine del mysterium 

 

4.  Il senso di Nietzsche per l’eterno ritorno

mi fa pensare all’incompiuto disegno

di un angelo dell’Apocalisse che non arriva mai

a fornirci l’agognata Rivelazione

Forse perché dietro la filosofica ossessione

c’è una sempiterna verità

che non può essere conosciuta.

 

5.  I contemporanei smart boys sono invero

cani fragili minacciati dai duri corvi del futuro,

assumono come un ‘must’ tutte le droghe dell’anima

spacciate da psicoterapeuti mendaci nonché

da veraci (e dissennati) teorici del kuoreamore

 

6.  Adoravano  le canzonette tutte magone & sentimento

mentre noi andavamo a lezione di tenebre

tra una rabbia solare e una buiosa tranquillità

avevamo già fatto la nostra scelta. 

 

 

 

Avulsi

 

C’era in loro desiderio di pregiudizio

Voglia assertiva di rigore non negoziabile

Forte brama di intransigenza

Volontà di incomprensione fino all’arroganza

 

C’era l’esaltazione dell’ignoranza

Il disprezzo della conoscenza

La beanza della totale disinformazione

La basica ripulsa della comunicazione

 

Percepivo l’istanza antidialettica (sì sì, no no)

E un’assoluta mancanza di solidarietà

L’assenza di pietà e misericordia

Nel trionfo e tronfio del manicheismo

 

C’era estraneità, avulsità, autoesclusione

Proclamando il tempo della separazione

C’era la rivendicazione della dissomiglianza

L’orgoglio del non voler essere capiti

 

C’era in loro la folle purezza dei crociati

Il sentirsi denudati e immuni, incontaminati

C’era la chiarezza che accresce l’oscurità

Il tenace combattere in primis se stessi

 

C’era una plenitudine di idee preconcette

E l’avida fame che si nutre di non-pensiero

C’era l’onda della negazione totale

e la contro-onda di un fideismo abissale

 

Esposti agli orrori della cronaca

E alle infamie ricorrenti della storia

Sventolavano le bandiere dell’iconoclastia

Ma l’homo sacer è, poi, la Via (o la disvia?)

 

 

*  Pensando alla Soc. Raffaello Sanzio d’antan

 

 

 

Commiato

 

Lagrime finte che versavano nel 1994

i loffi coccodrilli del potere planetario

mentre i satanassi Hutu in Ruanda

sterminavano a colpi di machete

qualcosa come 800mila fratelli Tutsi

 

Occhi chiusi ovvero pure ciglia asciutte

e impassibili nel biennio 1998-2000

mentre si consumava nella Corea del Nord

una carestia non comunista

epperò catastroficamente comune

con circa due milioni di vittime per fame

compresi episodi multipli di antropofagia

 

Indifferenti mutrie pure quando si scatenava

l’inferno in Cecenia e anche nel Darfur 

Tutti poi a fare gli indiani nel 2008

quando gli osseti del sud guerreggiavano

con i georgiani, con le truppe dei primi 

a lasciare lorde scie di sangue assassino,

ben spalleggiate peraltro dal Kremlino

 

Ora è la Siria di Assad che non si perita di compiere

aerei bombardamenti tra Damasco, Aleppo e Homs 

facendo stragi tra i propri stessi connazionali

che tanto non c’è petrolio in quella terra

e dunque non c’è pericolo di interventi esterni

Così il giuoco del carnefice non risulta un reato

e il mondo civil-democratico sollevato

dalla sua coscienza prende commiato

 

 

agosto 2012

 

 

 




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