di Iolanda La Carrubba
Oggi in un mondo fatto per i media dove per alcuni deliranti casi notizia
può significare anti-cultura e cultura può significare gossip, si cerca un
luogo vergine o quanto meno inalterato per poterci instaurare un discorso fatto
di ricerca, passione, attualità ed ovviamente espressione artistica.
Dopo un’attenta analisi sul campo si è trovato un humus fertile in un
contesto non del tutto inesplorato; il web ha facoltà di ospitare oltre a
situazioni logorroiche anche un’interessante circuito culturale fatto non solo di
singoli ma di insiemi elettivi.
Dunque articoli, interviste, reportage e documentari si evolvono avendo
anche origini antiche tanto quanto l’invenzione del cinema, infatti il primo
documentario costituito da un migliaio di vedute in movimento della durata di
circa un minuto, conservato ancora oggi nel Museo Albert Kahn di Parigi, fu
realizzato tra il 1909 e il 1919.
Da quel lontano giorno è stata percorsa una lunga e tortuosa strada che
in qualche modo ha ribaltato la logicità di fare documentari, nascono infatti
alcuni filoni dello stesso linguaggio ma con destini distanti tra loro. Scientifico,
naturalistico, visionario, sperimentale, del documentario ne sono stati prodotti
diversi senza mai però averne abbastanza, in Italia sui canali nazionali
possiamo vantarne una qualità pregiata che ha la dote di colpire la curiosità
compattandola nell’approfondimento della tematica.
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Madi Boyd, Senza titolo, 2011
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Da questo nasce una nuova e personale ricerca documentaristica e
testimoniale al tempo stesso; grazie ad una serie di video-interviste, si analizzerà
una “connettività” di singoli che appunto trasmutano in insiemi nel mondo
virtuale.
Esperienze, linguaggi, comunicazioni, espressioni, nel web tutto sembra
essere diverso e possibile, si ha a disposizione un luogo dove mai prima si
sarebbe pensato di poter costruire qualcosa di tangibile, il luogo della
fantasia che solo nella pittura forse si era arrivati a concepire come forma di
nuova realtà di cui Bosch possedeva già un complicato e promettente passepartout.
Molte sono le domande che possono nascere a primo impatto entrando in
questo “mondo altro”, tra le quali: per
un’artista ad esempio cosa è cambiato nel suo di mondo, nel suo privato, nella
sua arte, nella sua fantasia quella di bambino? Con questo progetto delle
video-interviste si vuole rispondere a queste ed altre domande cercando tramite
esse, tramite le testimonianze dirette dei protagonisti, di unire il
rocambolesco passato con un futuro dalla dinastia barocca.
> Ecco di seguito il link della prima
video-intervista fatta a Marco Palladini,
direttore delle Reti di Dedalus sui temi del convegno Letteratronica, svoltosi lo scorso marzo.
http://www.youtube.com/watch?v=D7YWVB0qfVI&feature=mfu_in_order&list=UL
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