trionfo
della morte
la madonna nera
perché anche i duran duran dalla radio
hanno superato il tunnel del giro boia di boa
del millennio
così, è un gioco che faccio ultimamente
di vedere chi c'è rimasto nel secondo atto
dopo il grande crollo
faccio la conta e dico:
“beh, io ci sto, e freak, e paolo poli;
tondelli, pazienza, bellezza, freddy e cobain
invece non ce l’hanno fatta
però bowie sì – anche se è di quelli
invecchiati male come me –
fiumani presente...
i depeche mode e i cure ci stanno...”
io mi dicevo pure rimuginandoci...
insomma non so se ho ricordato tutti nell’appello
ma un po’ di ordine andava fatto
e sì insomma la musica
e sì se devo dire di qualcosa
che per metafora assomigli a dio
direi la musica
non che in dio io ci creda
ma diciamo così come modo di dire
che la musica è il modo in cui
mi immagino il paradiso
dove il corpo è lasciato al guardaroba
e si entra così vestiti di nientezza
o si resta solo tra i neuroni dei viventi
il dna dei figli le proprie opere e poco più
così la bambina beata sulla spiaggia
quasi nera quanto l’icona veneranda
ha già capito che suo
evangelicamente
è questo mondo
dove ciò che non è giovane, femmina e nero
ha in sé i germi della morte
“io sono come questa roccia”
recitava con la sua boccona l’attrice matrona nera
al recital dell’altra sera
e così voglio sentirmi anch’io
viventi peraltro in me
enormi reti di memorie e nostalgie
come le reti di pescatori sulla duna
sei conchigliette sull’acciottolato
e sì – ormai mi hai convinto –
questa fissazione con l’ego è solo una pugnetta
sguardi
il malato di aids nel suo lettino di ospedale
il volto ormai un teschio
guarda rassegnato come me
il livello del liquido
che scende dalla flebo
un misto di terrore e di malinconia
roberto e igor se la ridono al sert
vivono come me
una vita da più e meno tossici
un misto di assenza e di allegria
leonardo implora affetto
dolcissimo mi sale in braccio
vuole correre come me
un misto di bisogno e di profondità
e dei quattro lo sguardo
tra tutti e cinque me compreso
quello che chiede e che dà di più
è quello di leonardo
che mi si annida dentro
più conficcato
leonardo è un bel cane
gli piace giocare
perch’io spero
di non tornar giammai
nemmeno per un giorno
in toscana
poiché in questa ultima volta
i luoghi mi sono sembrati
ancora più belli
e i cipigli della gente
ancora più brutti
no
no
non c’è più spazio
né accesso a niente
a nessuno
più niente di bello
nel marketing
che tutto ha mangiato e assorbito
e ogni ora che passa
peggiora lo schifo
che già è tutto schifo
e niente più è niente
e mancano tutte le cose
i ragazzini giocano a calcio
i bambini giocano ai giochi
i letterati ascoltano le loro voci
amplificate nei microfoni
che nessuno ascolta
tramontati i valori antichi
non ce ne sono di nuovi
e solo dolore miseria sporco
un gruppo di avvinazzati
continua a parlare a voce alta
così nessuno sente niente
di ciò che farneticano i letterati
e tutti disturbano tutti
e poi tutti se ne vanno
tutti felici di aver disturbato tutti
di aver sparso piccoli semi
di infelicità
ecco la felicità residua:
lo spargimento dell’infelicità
s. fr.
amarezza
solo amarezza
nelle ore di questa giornata
in cui confusissimo vagavo
nel caldo asfaltato della città
[senza titolo]
“allora accompagno sara a fare la piscia e torno
non mi disperdo io” – disse
enigma
smprcnltdd
eeoaiuoiio,
sì:
smprcnltdd
eeoaiuoiio
a mia madre
per quarantadue anni
non ho avuto la forza
di scrivere di te
anche se in realtà
scrivevo e pensavo sempre alludendo a te
ora per la prima volta invece
scrivo consapevolmente di te
in uno di questi miei libri di poesia
che non hai mai voluto leggere
per cui non leggerai mai queste righe
e vado giù libero di getto
sì, ne scrivo solo ora che mi hai abbandonato
che hai fatto di me un reietto
ora che ho capito che non posso fidarmi neppure di te
abbandonato malato impoverito e solo
in questo agosto infernale
e che mio padre aveva ragione
a evitare di parlarmi di te
a dire che eri dura come tua madre e la madre di tua madre
a dire che io ero come amleto
combattuto tra la voglia di entrare nel mondo
e impigliato nei tuoi lacci
ora anche tu
ti sei allineata
alla malvagità del mondo
mi hai sempre fatto paura
in realtà
ricordo le tue punizioni esemplari
ai tuoi alunni
costretti da te a braccia immobili
dietro la schiena
sì ti piaceva immobilizzarli
vederli immobili e tristi a testa bassa
davanti a te
così hai sempre voluto immobilizzare me
sempre pronta ad acquattare gli altri
come diceva mio padre
lui morto
mio fratello alcolizzato
ma al quale hai regalato un appartamento
e io... beh lasciamo stare...
perché ho capito cosa sei
una folle una sadica
la tua pacatezza solo una maschera
da beghina assassina
il tuo volontariato alla croce rossa tutti i giovedì
ma non una visita che sia una a me in clinica psichiatrica
le tue paranoie che mi instillavi fino da piccolo
sulla bistecca alla fiorentina che a me piaceva così tanto
e che tu chiamavi cancerogena
le tue fissazioni sui conservanti e i coloranti
la tua ossessione col blu di cui avevi colorato tutto e
tutti
il tuo dispotismo e la tua negatività
la tua omofobia e il tuo sminuire tutto di me
i tuoi pregiudizi e le tue ripetute bugie
e nonostante questo
ti ho sempre assurdamente amata
ora non più
sarebbe ingiusto
amare la malvagità
ora
poiché quando travolte da uragani
o crolli della terra
le ultime parole dei subissati
non possono non essere di preghiera
così dirò a chi più grande dell’umano
può smuovere cose
profonde e vaste
ma non all’infinito
che ardentemente bramo
un angelo
che standomi perennemente costantemente accanto
non mi abbandoni mai
un punto di luce
festa dei sensi
e cibo per la mente
ah la certezza di un rinnovabile abbraccio
dopo anni e chilometri di buio!
la soluzione finale
ma a che serve uscire di casa
quando si ha un pc?
ma a che serve un/a lover
quando si ha un pc?
ma a che serve tutto il resto
quando si ha un pc
che suona la musica
ti mostra video e foto
ti richiama alla mente
volti e ricordi?
ti fa viaggiare
restando fermi?
a che serve?
a tutto
un tutto che è un niente
di nuovo
sono finito di nuovo qui
l’ennesimo comunale nosocomio
ma stavolta ancora più guarnito
da cancelli e sbarre
questa volta di nuovo devo fuggire da me stesso
dalla mia unica passione linfa del mio magma sanguinante
e fuggo nella mia camera
come da piccolo quando i cosiddetti grandi
presidiavano il salotto
e io mi rifugiavo allora in uno spazio angusto
ma almeno certo e chiuso da tre lati
e sufficiente al corpicino
ora i grandi nella sala comune
sotto l’altare del televisorone
non sono più servizievoli enti bonari
immaginati perfetti e imperituri
ma residuati di galera
rapinatori sfortunati pusher malmenati
tossici intossicati ormai solo di medicine e sciroppini
e io mi rifugio allora proprio come allora
in camerina da te amelia
o amelia ti vedo nella fotina grigia dell’antologia
con i tuoi occhi stralunati
anche tu che tremi terrore nei tuoi versi
che sfilzi serie ospedaliere di distici e degenze
e troppo brutta e troppo colta per avere amici
amelia perché ti sei buttata quel giorno
dalla finestra di piazza navona
che me lo ha raccontato un giorno dacia
che nel libro segue a pagina nuova
ma la sua foto è grande ed ella sorridente
che me lo ha detto sì me lo ha detto proprio dacia
che ti veniva a trovare
ma tu dicevi che ti metteva del veleno nel bicchiere
e invece a me per precauzione hanno messo quelle sbarre al
muro
e queste sbarre nel bicchiere
che così bevo sonno e bevo noia
e bevo la non voglia e la non forza
di arrampicarmi al davanzale come la tosca o come te
e finalmente volare nel cielo felice?
ma tu amelia non rispondi
perché sei solo inchiostro sulla carta
e io sono solo un miscuglio chimico
le anime le hanno inventate i preti
di comune accordo agli infermieri
per inchiodarci meglio i corpi ai letti
e libero resta allora solo lo sguardo
che si posa spesso su quell’unico visibile angolo di fronda
che indifferente a tutti questi orrori ondeggia alta
molto più in su di me di te dell’edificio delle unghie
smaltate e dei decoder
ieri
questa ora così lanciata e piena
fatta solo di cocaina
ne porterà cento
fatte solo di grigio e miseria
ma all’improvviso
il sentirsi giovani
ma giovani davvero
come questo corpo
che io cretina ho albergato alla mia stanza
i giuramenti sono paglia
nel fuoco della passione
come diceva guglielmo
guglielmo crollalanza