CHECKPOINT POETRY
IVANA CONTE
E PAOLO GASPARI
 


Testi scelti da:   IL TEMPO NECESSARIO

Dialoghi Poetici


(Edizione La Città e le Stelle, Roma 2010)

 

 

 

Dalla sezione:  SCRITTI DI VIAGGIO

 

fly zone

diez años

breve intermittente incessante

volo

quotidiano sterminio

di raccolti di ricchezze

di lavoro

dominio incontrastato

de los compañeros americanos

fly zone

le grida delle donne

le tane intarsiate di mosaici

e di ori

dove le sette sataniche

sembrano meno innaturali

delle ali metalliche rivolte

al controllo dei territori

dove si prega persino lucifero

pur di pregare

dead zone

cada año

vuoto inghiotte in vhs

i sorrisi i baci

la festa i neonati

la musica raj

e tutti noi

inghiotte il vuoto devastante

arabi alla corte del petrolio

suicidi coloni degli states

imbracati en un embargo total

fiumi di liquidi proibiti

inonderanno le macerie

giovani guerrieri del rap

a che vale parlarne

scriverne

la nostra notte insonne

dopo tempeste

dopo gli amori di ognuno

amori a termine

qui la terra sprofonda

c’è chi si permette

goffe esibizioni di crisi esistenziali

noi progettiamo noi esploriamo

ogni angolo camminando

prendendo treni

perdendo treni

senza filmati da proporre

solo con un bagaglio leggero

forse senza nemmeno più quello

 

                                  Ivana Conte


 

 

Santiago de Compostela

 

Questo luogo lontano,

lontanissimo, brucia di tappe

antiche. E proprio

non importa come

si arrivi, qui. Sono 

quei fiori

poveri di campo

piovuti

a fare bella

mostra di sé già

pure estinti sul nudo

pavimento, nel santuario

chi li ha deposti certo

non ha fretta è l’indizio

nascosto, che ancora 

ricomincino in

mèsse di colori

a primavera, che inizio

e fine concorrano all’eterno seppur

giammai fu dato, a sé

medesimi, un limite non darsi

vidi, così, l'antico

monumento di pietre

nude, pallidi muschi ed erbe

peregrine: il campus stellae donde

risuonano grida

di Oceàno e di

gabbiani amici

e intrepide cicogne i loro

nidi, incontro, al

lume del crepuscolo.

 

                              Paolo Gaspari

 


 

Dalla sezione:  DEDICHE

 

 

Gente in cammino

 

nei deserti armati delle guerre

occhi nel vento persi

senza che alcuna ragione

appaia ragionevole

continenti polverizzati e di granito

nei villaggi solo ombre

tende da campo e solitudini

moltitudini di cui nemmeno il nome

pare abbia posto nella storia

del civilissimo occidente

moltitudini divenute sterminio

interminabili file di profughi

in marcia verso inconoscibili sentieri

gli strateghi a tavolino

le prostitute africane

iniettano virus e sesso a quattro soldi

mentre il colore del sale

copre di bianca morte il passaggio

dei figli il racconto dei vecchi

le memorie delle donne

mentre si muore un po’ al giorno

tutti anche qui di inerzia

di passione di libertà apparente

mentre mi prendi per mano e taci

osservando le sequenze di un secolo

infamato e corrotto

mentre i palazzi ci crollano intorno

e rinasciamo all’amore anche oggi

senza potere senza ausili

solo con l’arma della denuncia

della resistenza del desiderio

 

Ispirata a Salgado in cammino

 

                                    Ivana Conte


 

A Friedrich Hölderlin

 

Un relitto di nido, abbandonato

ad un ultimo ramo, sotto il cielo

è abbracciato alla luce che si scema.

Alcune poche foglie accartocciate

superstiti sospese

estremo baluardo che resiste

ai confini del tempo

tra passato e presente

 

                                 Paolo Gaspari

 


 

Dalla sezione: TEATRO

 

su ACHILLEIDE – spettacolo di Carmelo Bene - novembre 2000

 

un palcoscenico cosparso di sculture scomposte, arti, teste, busti di gesso

materiali di uno studio sull’ in-vulnerabilità

un microfono

dei veli

un libro, grande, con una copertina bianca, rigida

sale il sipario taglia fuoco

dopo qualche secondo, le luci abbassate, entra l’Attore

barcolla leggermente e non è un vezzo, è un leggero impaccio forse dato da un busto, in cui sembra costretto.
è vestito di grigio, sembra sempre più un Attore del teatro giapponese,

con quella solennità scarna e meravigliosa che danno l’esperienza e

la consapevolezza

molti gesti preparano l’arrivo della parola

l’Attore cerca di comporre ripetutamente una figura umana femminile,

partendo da un piccolo busto e creando, di volta in volta, sproporzioni paradossali:

grandi gambe su un piccolo tronco, piccole mani su  grandi braccia, testa enorme

su un piccolo busto...

poi le parole, i versi poetici, i versi teatrali, i poemi eroici

il poema dell’amore, Pentesilea, Achille, l’eroismo dell’amore

un montaggio di versi che scivolano uno sull’altro, inavvertitamente,

forma un poema unico, nuovo

Attore-coautore-poeta

pause

strappi e lacerazioni di una garza, di un velo come quello delle spose,

che vengono accompagnati da un suono altrettanto lacerante

leggeri sguardi da bambino che gioca con il suoi fantasmi

sfugge commozione a questo Attore malato e grande

 

                                                                                       Ivana Conte

 

 

 

 

A Leo de Berardinis

 

Ricordi, anima mia, quella sera

lontana?

I nostri passi sul selciato presso i portici

lenti, i baci ed il silenzio.

E poi la cena: le

dolcezze, le risa (se l’anima

ne uscisse).

Ripassai, non è

gran tempo l’hanno

chiuso il teatro, definitivamente: il giorno

e l’ora, ancora li ricorda

il cartellone dell’ultimo

spettacolo su Celan: le sue

mani e le nostre.

 

                                         Paolo Gaspari


 

 

Dalla sezione:  FANTASIE

 

 

il luogo dove il tempo

è sospeso la mia città

il tempo imperfetto

il tempo senza tempo

il tempo dell’attesa

del viaggio del ricordo

della conoscenza del conflitto

della guerra dell’emergenza

dello scambio degli sguardi

del silenzio del flusso ininterrotto

delle parole dei gesti necessari

della fortuna dell’oblio

dell’astinenza della passione

del ritrovamento delle soluzioni

del tempo donato sottratto cercato

del tempo delle verità celate

del coraggio del tempo che ci vuole...

ci vuole tanto tempo

 

                                     Ivana Conte


 

 

S’indugia, un poco, il tempo

ora più vero il frutto si assapora

strappato alla matrice

dalla mano protesa.
E gracile su un’acqua si riposa

cuore di verde tenero, una foglia.
Gli alberi richiamano

voci di uccelli

i calanchi ci mostrano le ferite

ma resistono

e fan le carte al tempo.
E un uomo può vedere

nelle spume del mare disperdersi

la propria vita

e gli oceani annegare, in

baobab di silenzi.

 

                               Paolo Gaspari


 

 

DUE INEDITI

 

 

ecatombe rock

decatrombe stop

davanzali sui fori imperiali

angeli infilzati negli spiedi

bretelle di luce

defibrillatori tascabili

beniamino corre a raccogliere i suoi occhiali

passacarte della storia

raccoglitore di olocausti

preveggente senza occhiali

un sorriso signorile

proponevi un doppio sogno

senza riuscire a immaginarne

neanche uno

attaccato alla tua nota di latta

e mangiavamo solo mais

i più poveri del mondo

stupidamente felici

 

                                      Ivana Conte

 

 

 

a J. Baudrillard

 

 

strategie di violenze:

la realtà già finita (fare che

non esista)

noi finalmente immensi

irraggiungibili

superfetazioni dell’io

consumatori insaziabili

di prede (filetti e frattaglie)

cosa bolle in pentola?

noi definitivamente tutte

le realtà possibili

(e impossibili?)

 

o invece:

la cura dimagrante dell’io ●

i roghi d’infinito

(universi che esplodono)

Bruno Eckart Spinoza

(i profeti della Gioia)

e

le cose da poco:

un gabbiano che posa

a pelo d’acqua

pappagalli che ritornano

all’albero di casa

il merlo e la cornacchia

affratellati

i gatti come amici

(scene di paradiso?)

 

da Non essere Dio di Gianni Vattimo

 

                                  Paolo Gaspari

 

 

 

 

 

 

 

 




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