POESIE
(traduzione di Isabella Meloncelli)
Duska Vrhovac, poetessa, giornalista e traduttrice serba, vive a Belgrado.
Quattro anni fa ha lasciato il suo posto di lavoro presso la Radiotelevisione Serba
e da quel momento opera come scrittrice e giornalista indipendente. È autrice
di 15 libri di poesia ed è considerata come una dei più significativi poeti
contemporanei di Serbia. La sua poesia è stata tradotta in 15 lingue. Come ha
affermato Ljiljana Šop ("Srpska
reč", dicembre 2003), "che Duška Vrhovac sia poetessa dell'intimo,
compositrice dell'insieme di parti della propria vita e della propria
esperienza, sottile osservatrice del mondo che la circonda e di quello che si
porta dentro e che la semplicità dell’enunciazione
– traguardo il più difficile da raggiungere, sinonimo di maturità e saggezza –
sia pilastro portante della sua poetica, è assolutamente certo ed evidente".
E Milan
Mihajlović ("Otadžibina" n. 6, 2007) ha affermato: "La poesia di Duška Vrhovac è interessante e provocatoria. Durante e dopo la
lettura, al di là di tutte le quinte e le metafore poetiche, produce sul
lettore un effetto di catarsi, lenisce e sublima. Le sue poesie sono creazioni
indubbiamente straordinarie, che per molti aspetti si distinguono nel panorama
contemporaneo della poesia serba e di quella europea. Si tratta di forme
poetiche realizzate con mezzi lirici che vanno dalla preghiera agli esiti più
alti della satira". Duska Vrhovac ha fatto della semplicità (una sua
frase: "la semplicità non è un punto di partenza, è un punto di
arrivo") e della forza comunicativa i punti d'appoggio della sua poesia. (carlo
bordini)
***
ANNIENTAMENTO
L’annientamento batte il
suo tempo.
Dalla stessa stoffa
pannolini e drappo funebre.
Dallo stesso albero la
culla e la bara.
Dalla stessa trama
felicità e infelicità.
Dallo stesso fuoco la
fiamma e la cenere.
Nella medesima pelle all’infinito
moltiplicata
la sete di vita e la
brama di morte.
CAOS E URLO
Guasto
ai climatizzatori.
Stato
di allarme.
Non è
ignoranza
né manipolazione.
Uomo,
ma tu sei vivo!
Vivo –
morto.
Morto
– vivo.
Il
cuore batte.
La
corteccia cerebrale pulsa.
Un
film senza fine.
Senza
inizio.
Senza
drammaturgia.
Un’immagine sull’altra.
Il
sangue scorre coagulato.
Diagnosi
globale.
Casi
singoli.
Sfacelo.
Un
tenero ricordo
di quel che sei stato.
Non si
può descrivere.
È il
caos.
Di
tanto in tanto
respiri
più a fondo,
annoti
un verso.
Con te
o
senza di te,
tutto
scorre.
Trova
un’altra parola.
Entra
nel ritmo.
Dì quello che c’è da dire.
Sottolinea.
Accentua.
Sviluppa
una metafora.
Forgia
una rima.
Trattieni
una lacrima.
Ghiacciata.
Sorridi.
Fa’ un gesto di saluto.
Apri
gli occhi.
Rifallo.
Impreca.
Fatti
il segno della croce.
Taci.
Grida.
Muori
subito.
Sopravvivi
a tutto.
Cammina.
Vai.
Fermati.
Fotografati.
Entra
nella storia
Rompi
lo specchio.
Rifinisci
l'aureola.
Cancella il tuo volto.
Tanto
fa.
Questo
è il caos.
E tu
nel caos solo un grido.
IL CAMMINO DELL’EMIGRATO
Perdona
Madre di Dio
se la voce mi abbandona
la vista mi si offusca
e neppure la mano posso
alzare per far un cenno al bimbo
che mi guarda assente
attraverso il vetro sporco
dell’automobile
nella colonna interminabile
che striscia
come nel sogno
diluvio universale
mai visto e tremendo
sembrano tutti già morti
e lo sono morti
eppure vivi
sono ancora vivi, vivi...
chiudono gli occhi
e con la pena sulle labbra
porgono le braccia fraterne...
VIAGGI
Non
devo andare più da nessuna parte,
Possono
cessare tutti i viaggi,
le
fughe, le ricerche, ogni cammino.
Tutti
i paesaggi si sono trasfusi nelle mie parole,
i
fiumi confluiti nel mio sangue,
il
mare l’ho bevuto, le montagne le ho conquistate,
i
boschi domati, le valli contate,
col
cielo azzurro e tempestoso
mi
sono ritagliata abiti festosi.
Non
devo andare più da nessuna parte,
Possono
cessare tutti i viaggi.
SARÀ
Quando gli occhi
s’incontrano
e si fissano
dimmi allora
la parola
che ti è rimasta in gola.
Sarà
che son sfuggita alla
morte
come ci fossimo
di nuovo riconosciuti.
INTUIZIONE II
A
Vittoria Tagliani
Di innumerevoli domande
sapevo la risposta
ed intuivo molte cose.
Conoscevo divisione e
moltiplicazione
nel tempo e nello spazio
le parole della speranza
e della dedizione.
Il mio passo era
inafferrabile
la mano calda e reale.
La voce alto canto di
solista
il mattino risveglio d’ambra.
La realtà non aveva
bisogno dei ricordi
né gli inganni del
risveglio.
Gli anni conoscevano i
loro segreti
i frutti l’epoca della
maturazione.
Di ogni parola avevo un
cambio
e una preghiera per la
salvezza dell’anima.
E poi, improvvisamente
parola e pensiero
trafitti dal lampo.
Avvenne tutt’altra
visione
cadde il frutto maturo
rotolando giù per il
palmo.
Ora sto a metà di una
storia incompiuta
e di tutto ho sempre
meno, son le domande sempre di più.
TAL DONNA
Quando tal donna coglie
le mele
due arcobaleni si ergono al cielo
le mele rosse sulle punte delle dita
come baci di fuoco tremano e cadono.
Quando tal donna coglie i fiori di campo
Sulle sue spalle come arco portafortuna
la chioma profuma del primo desiderio
e l'orizzonte s’indora e s’addensa.
Quando tal donna riveste un bimbo
tutto su di lei sembra muoversi
e a lui viene come dal nulla la voglia
di riempirsi la casa di bimbi.
POETI
I poeti sono una banda
supponenti vagabondi,
interpreti infidi
del quotidiano e
dell’eterno
vani ricercatori,
amanti smodati,
cacciatori di parole
perdute
segugi di strade e mari.
I poeti sono giardinieri
superbi
di intricati giardini
regali,
precursori di slittamenti
stellari,
messaggeri di navi
affondate,
violatori di sentieri
segreti,
magistrali riparatori
di Carri Grandi e
Piccoli,
raccoglitori della
polvere astrale.
I poeti sono ladri di
illusioni,
scopritori di scartate
utopie,
imbonitori di ogni specie,
degustatori di cibi
avvelenati,
figli degeneri e
seduttori di professione,
cavalieri che
volontariamente
espongono la loro testa
alla ghigliottina
di cui sono anche gli esecutori.
I poeti sono custodi
incoronati
dell’essenza della
lingua,
amanti di misteri
insolubili
ammaliatori e
provocatori,
sono i beniamini degli
Dei,
assaggiatori di bevande
miracolose
e vani dilapidatori
delle proprie vite.
I poeti sono gli ultimi
germogli
della specie più sottile
degli esseri cosmici,
coltivatori dei fiori
bianchi dell’anima
creatori infidi di mondi
insostenibili.
I poeti sono interpreti
dei segni perduti,
portatori di messaggi
importanti
monito che la vita è
infinita,
e l’universo un progetto
incompleto.
I poeti sono lucciole
sull’aia del cosmo,
conquistatori della
grande fascia
dei colori
dell’arcobaleno,
esecutori della musica
sacra
della nascita
dell’universo.
I poeti sono gli
interlocutori invisibili
nel silenzio sul senso e
sul non senso
di tutto quanto è
visibile e invisibile.
I poeti sono i miei veri
fratelli.