The new way of life
Agghindato
come un Pancio aspetto nella villa con le cartucciere farcite a salse
salsicce
secche incrociano sbarazzine, sul petto una X disegnata sopra il cazzo retto
–
sono appena syettato sulla pista,
vorrei una escort – per allentare la tensione
srotolare
il biscione fra detriti e macerie, dissetare Teens sotto i crolli e i mattoni
è
una condizione a carattere permanente, largamente soddisfacente per il basso
ventre
Lungo
il viale, nel crocicchio brulicante e sfavillante qualcuno ancora se la ride
girotondando
fra gli zampilli di merda si esibiscono in bidè improvvisati e depilati
–
ormai scopan tutti i preti, scrofe, bimbi, cavalli ed invertiti – moralista
stalinista
masturbati
nel cimitero della doccia, sogna pure le troiette a turno in mini skirts
ordinate
in streaming nel porno mondo multirazziale, nel potentato nazionale
Capisco
il di lei risentimento vostra onorificenza, di Ella per far corbelleria
ma
in agenda tra una top e una modella, c’è una fellatio di un’ora con sua sorella
–
hanno riso tutti intorno, cos’è una cozza brigadista? – levantina assenteista
con
i capelli sulle cosce, la fica incespugliata e un dildo rosso con la stella per
amico?
oppure
è una frigidista aggrappata ad un peduncolo sinistro e rattrappito di marito
Stasera
grande festa a tema: Pancio Villa in
erezione che va in gag con rivoluzione
Selezione
a tagliola e obbligo di rasatura, sopra e sotto, ovviamente per educazione
– TA TATTA TATTA TAA TA TATTA TATTA TAAAAA – move your ass
ghiaccio
e palle secche, strobo sfavillanti, cosce senza fine, peacemaker e carrozzine
la
tecno liceale, un palco per ballare, la coca colla per toccare, fottere e
scopare
Scegliere
e selezionare, un centralino di smistamento nel cruciverba nazionale
tre
cognati in verticale, due nipoti marginali, siglati nel tabloid tra sentinelle
nere
–
ma quanti figli ha perso dalle viscere? – non so più chi chiamare, ungere e
accomodare
completi
scuciti dalla carne come pelle felina, lo score
della rapina, le cravatte sibilanti
i
prelati a salmodiare, il popoletto a ballare, le coste del litorale erose a
cemento e mare
Barcollo
ma non mollo, guardoni e ascultatori, uso il viagra soltanto mio malgrado
che
non giri voce che scendo dallo scanno pulsante con il ciondolo pendolante
–
finché è duro fa verdura e nessuno se ne cura – di scandali e ruberie, arresti
e macellerie
il
resto è un pannolino insanguinato per turare il cesso, la gola del dissident alto borghese
le
sassaiole senza più 77, dica trentatré con le gocce nel bicchiere, compagno
ferroviere
Se
non hai una vita, se sei un perdente senza fica (o una fica senza me), per par
condicio
via
la peluria, vieni alla tonsura, rasatura, restyling
e lucidatura, tutti in piazza a sfilare
la
disoccupazione che non c’è, in TV poli/carabiniere educato in passerella, a
volte in barella
per
un conto, uno scontro andato a fuoco nella topaia trash di una volante singhiozzante
la
diffidenza immigrata in divisa, fuggita dalle case aggrappate alle frane dei
canaloni sudisti
Quelli
si sentono gran signori, magistrati trans
gender, corvi petulanti, giudici grilli parlanti
ignorano
la magia, l’energia positivizatrice del sentiero della luce, il Bene come Duce
la
giustizia degli eroi, scolpiti nelle tre D occhialute dello spalanca mascelle
dietro casa
spargi
sale sulla soglia, scova formule, amuleti degli antichi defender stralunati, atterrati
contro
l’evidenza razionale di prove indiziarie, trappole per bambini sul sentiero del
male
Fateci
lavorare, lucidare il siluro, come piace alle signore, repressi sinistri piglia
in culo
è
l’invidia del – vorrei ma non posso – di un represso/a con il cazzo moscio, le
tette cadenti
il
collare a strozzo, per impedire il volo sorridente e radente quanto basta per
figliare traguardando
all’uscita
delle scuole o del maniscalco benessere, con il culo rombante, rosso e
affascinante