> Due
clip video > that’s amore! e numero ironico 501
da: Solo in Versi. Concerto Jazz&Poetry
con
Michele Fianco (poems)
Stefano Nencha (guitar)
Alessia Piermarini (vocals)
Francesco Poeti (guitar)
( Riprese effettuate, durante il
concerto del 27 / 03 / 2009 presso Villa Sforza Cesarini, Biblioteca Comunale
di Lanuvio (RM), da Donatella Fagioli. )
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Per vedere i video di that’s
amore! e numero ironico 501:
http://www.vimeo.com/5058556
http://www.vimeo.com/5059692
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that’s amore!
1
cara
chi...
dimenticavo:
ingrasso,
e
se non fosse per questo paese
(forse,
italia) che ti caccia ogni momento,
da queste parti,
qui,
da me, ci si starebbe,
non
dico tutti, ma, sì, bene,
come
il bene che ho voluto,
che
ti ho voluto tanto e dare,
così,
ma senza troppo scervellare...
immagina,
oggi m’incontri e chiedi:
come
stai? come sto? sto qui con
l’anima,
qualche
luce – solo – a base di pesce,
non
voglio dirti il tempo era diverso,
che
in questo tempo, tempo ufficiostàmpa,
te
ne ingozzi, di parole, di niente...
è
averne il gusto – e a questo punto sigla,
sigla
di tutto, mi parte l’orchestra,
dal
cuore, e non saprei più tornare...
cara
chi...
riinizio,
un’altra volta, a ballare,
per quanto si può fare,
io
che, invecchiando, avrei cantato,
sembra,
mi dicono, a me,
che
non ricordo mica niente il mio futuro,
sembra
poi...
che
te lo fanno sembrare, da lì,
non
da me, sì, da un angolo
assessorato,
medievato, dato,
ma
è il timin’ che conta,
l’attacco,
il canto, appunto,
e
tutti questi non ce l’hanno, punto.
Che bella, invece, la tua biografia
lontana,
sì,
marina,
la
tua biografia santalucìa,
che
la vedo, che ci vedo,
così,
io, te e tutto il mondo a dire...
mi
hai sparito, vita, via, via da me
che
ti ho cercato tanto e poco, il giusto,
il
giusto statistico, che non basta,
già,
ma ora, alle cinque della vita,
no,
non è un testamento – testamenti
ne
son già sanguinati, vero, e tanti –
è
amore, slancio, qualcosa da fare,
se
poi, alla fine, ci si mette in mezzo,
e
di traverso, un po’ di nostalgia...
cara
chi...
avrai
capito, né habitus primo
né
natìo sarà,
questo,
che ti rendo,
ma
io son sempre io, come lo lasci
lo
ritrovi, ormai sporco di tempo,
in
un tempo che ti ruba:
il
lavoro, l’orgoglio, l’intimità,
mi
dici un incontro?
certo,
ma un caffé
è
troppo rapsodico, una cena ballabile
invece,
che almeno una volta al mese
ricordo
di te,
il
tuo volto perfetto,
ma
solo se io vengo da te,
qua
non è dato, come ti ho detto,
mutilato
il rispetto,
così,
damblé, che nemmeno alla mèrica...
tipo,
fai prosa, ché la vita è prosa
(la vie en prose, in effetti, non male)
o
lavorare, ma farlo davvero,
è
averne il senso, poi, di questo, il passo,
che,
aspetta un attimo: chiudo agosto
e
vengo, ma che brutto cielo intanto,
che,
se io metto mano al mondo, giuro,
fa
giorno tutto il giorno invece, faccio
un
coso, sì, che ci posso giocare,
non
una ruota da lasciarlo stare...
già,
ma è tanta vita fa, cara chi,
è
averne il gusto giusto di parlare...
Pièsse.
E a questo punto sigla, ma di
tutto...
senza
ritorno,
nessun
rimpianto,
solo
un saluto,
neanche
il biglietto,
mi
parte l’orchestra, guarda, da sotto...
1. in Michele Fianco, The
Best of...,
interventi di Carlo D’Amicis, Mario Lunetta, Francesco Muzzioli, Paolo
Restuccia, Le impronte degli uccelli, Roma 2009
***
numero ironico 501 2
visto? solo
slanci, cose da poco,
solo fatti di breve
borghesia,
un pranzo, un dire,
l’amore, un trasloco,
insomma starci ma tu eri via
visto? non
m’hai visto, non mi vedevi –
sentivi e senti forse – e te
l’ho chiesto
no, non è tempo – giusto! –
non potevi
(da chissà quale mondo
disonesto…)
visto? un’eco,
il vento, la ferrovia,
riposammo già col futuro dentro,
dentro la buca di un finale e
via –
tu non c’entri più – ma io
busso ed entro
visto? preesistemmoci
– io ridevo –
perché era vero, perché eri tu,
certo,
perché parlare, perché questo
devo?
bellissima, non ti va, mi diverto
visto? tu
mi ami di un odio sincero,
la tavola pronta, gli
ospiti, i vini,
io no, io t’odio d’un amore
vero,
sai, il rumore dell’addio
non l’affini
visto? è
tornato poi quello che era,
un incontro, una cura da
inòculo
che era all’inizio, che era
paura –
sangue basso, disillusione in
circolo
visto? la
vita che muore la vita,
la vita che ammazza la vita
ancora
curioso fare, curiosa partita
dove, barando, perdo ora per
ora
2. in Michele Fianco, Versi
in via di liberazione (e un numero civico), introduzione di Francesco Muzzioli,
Le impronte degli uccelli, Roma 2008
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