di
Višnja Bandalo *
Risultato di una iniziativa di notevole spessore
culturale promossa dall’Università di Caen Basse-Normandie dedicata alla figura
polivalente di Massimo Bontempelli (1878-1960), il volume curato da Jacqueline
Spaccini e Viviana Agostini-Ouafi si presenta come una proposta attuale di
rivalutazione estetico-critica in chiave globalizzante. La varietà dei
contributi riuniti nel numero monotematico della rivista «Transalpina» (nº 11,
PUC, Caen, 2008), L’Italie magique de Massimo Bontempelli, rappresenta la
risposta adeguata alla necessità di disamina esauriente e sistematica di una
produzione la cui ricezione appare ancora frammentaria. Come argomentano le
curatrici, nonostante la notorietà dello scrittore e il rilevante influsso
esercitato nell’ambito della tradizione novecentesca, non incrinato dalla
posizione appartata, gli studi bontempelliani mancano ancora di continuità,
anche se la bibliografia è stata sensibilmente incrementata negli ultimi
decenni, con la prospettiva di una riedizione integrale delle opere nel 2010.
L’occasione per una ricapitolazione della sua esperienza artistica ed
intellettuale è stata offerta dal secondo incontro degli italianisti
universitari, organizzato sotto forma di giornate di studio (svoltesi il 30
novembre 2007 e il 4 aprile 2008), concentrate sull’autore eclettico di
interessi multiformi. Grazie agli interventi di alcuni tra i migliori
conoscitori del suo corpus e dei noti modernisti (Simona Cigliana, Mariella
Colin, Sanja Roić, Fulvia Airoldi Namer, Stefano Lazzarin, Simona Micali,
Luca Somigli, Marie-José Tramuta, Jacqueline Spaccini, Simona Storchi),
attraverso differenti strumenti d’indagine sono state messe a fuoco le costanti
dell’interrogazione critica conformi all’immagine consolidata, nonché tracciate
le linee meno aspettate per le ricerche future. In tal senso, i singoli episodi
si ricompongono in un quadro d’insieme dinamico permettendo di far risaltare
gli aspetti fondamentali e al tempo stesso di considerare i risvolti inediti o
gli echi potenziali presso gli scrittori di diversa provenienza.
Articolata in quattro filoni di ricerca, l’edizione
ripercorre le principali tappe del suo iter
affrontando i nessi problematici riguardanti l’interdipendenza costitutiva
degli elementi salienti. Accanto alla focalizzazione degli impianti narrativi e
dei personaggi immersi in un clima inverosimile e straniante, che spazia dai
libri più conosciuti fino ai fulcri poetici a cui sono legate le prime
intuizioni negli anni del noviziato letterario, si tiene conto dell’inserimento
implicito nelle tendenze ideali dell’epoca, inducendo a concentrare l’attenzione
sullo spirito pubblico che animò la sua quête.
La rivisitazione del percorso bontempelliano assume allora fin dall’inizio una
duplice valenza perché vengono ricordati ambedue i ruoli che svolse nell’arco
della carriera la cui elucidazione consente di delineare meglio il suo
identikit: da un lato, gli intenti avanguardisti di uno degli sperimentalisti
di maggior spicco e simultaneamente l’acume riflessivo di un uomo di pensiero
resosi protagonista indipendente della sfera collettiva (pur con le iniziali
esitazioni ideologiche dissipate dopo la chiusura definitiva dei rapporti col
regime fascista), che prendeva parte volontariamente ai dibattiti urgenti, tra
i quali spicca particolarmente quello della funzione dell’arte popolare ormai
coinvolta nel processo di massificazione. La lettura dei fatti evidenziata nei
numerosi capitoli poggia perciò sull’ottica che lo considera in pari misura
erede ed iniziatore. Oltre a individuare le ascendenze letterarie, sono stati
efficacemente commentati i punti di riferimento presso i contemporanei al fine
di elaborare quei principi artistici che gli hanno dato riconoscibilità a
livello internazionale. Tra le questioni sollevate nel prologo introduttivo sembra
interessante ancora quella concernente la risonanza esercitata sul repertorio
degli autori latino-americani (Gabriel García Márquez in primis), collocabile sulla scia della nozione di realismo
magico. Dal confronto pluridirezionale che tenga conto delle affinità intertestuali
emergerebbe anche l’anticipazione dovuta alle similitudini nella logica
compositiva rintracciabili nei libri dell’americano Paul Auster.
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Il valore squisito della variazione, antologia "Ad hoc" a cura di Sergio Cena, installazione ideata e realizzata da Alfonso Lentini e Claudio Rossi, Belluno, 2009
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Se è vero che il modello preconizzato da
Bontempelli negli scritti programmatici e attraverso i postulati promossi in
qualità di redattore di 900, lo porta
a sostenere la rottura con l’atteggiamento tradizionalista o restauratore come
tratto tipico dei movimenti d’avanguardia, la sua visione rimane comunque
ancora saldamente ancorata nel panorama complessivo culturale e impregnata di
valori di umanesimo classico, soprattutto quando verrà confrontata con profondi
rivolgimenti sociali. Il contributo di Simona Cigliana ne è una dimostrazione
convincente, prendendo in esame a sostegno della tesi l’episodio misconosciuto
della stesura di un testo breve ma denso di spunti critici e autointerpretativi
risalente al periodo formativo, Colloqui
col Neosofista, permeato dalla tendenza gnomica. L’analisi dettagliata ha
consentito di rilevare gli effetti dell’uso peculiare dell’ironia filosofica,
affine alla boutade paradossale o assurda, che talvolta raggiunge gli esiti
dello scetticismo ontologico come il nucleo speculativo che costituisce un modo
di sorvolare sui fatti contingenti, allontanandosi dall’aderenza mimetica alla
realtà.
Situatosi con la sua scrittura precorritrice
orientata verso il connubio autentico tra immaginazione e veridicità alla foce
dei tempi moderni, dopo avere spostato in avanti il punto di scaturigine del
secolo Ventesimo, così posteriore all’esaurimento della stagione detta
romantica e alla conclusione della prima ondata di spinte avanguardiste, a
Bontempelli si deve uno sguardo innovativo sul quotidiano. L’indagatore dei
miti concepiti come impronte del lato magico e misterioso nel contesto
abituale, pone il quesito illuminante sulle modalità di percezione, cogliendo i
fenomeni a livello di pregnanti simboli risultanti dalla confluenza di
osservazione diretta e comprensione istantanea. A partire dalla dualità
ispirata dallo spirito metafisico, svela l’aspetto intrinseco di invenzione
creativa, il senso della meraviglia e della sorpresa, il gusto dell’evasione e
del rischio sottesi alle azioni divenute automatiche. Questi temi sono
strettamente connessi al saggio approfondito di Mariella Colin volto a seguire
le strategie ideative e le scelte compositive insite nel romanzo intessuto di
atmosfere surreali, La scacchiera davanti
allo specchio, che rappresenta una delle prime espressioni compiute della
lezione bontempelliana, illustrandone in parallelo alterne vicende editoriali.
L’intervento, opportunamente corredato da disegni analizzati ripresi
dall'edizione originale indirizzata ai ragazzi, mette in relazione il libro
insolitamente impostato con il secondo volume di Lewis Caroll che tratta delle
avventure di Alice (Through the looking
glass, and what Alice found there)
quale sicura fonte d’ispirazione, esemplificando le corrispondenze e ravvisando
i limiti dell’accostamento consapevole dovuti alle divergenze tra i due piani.
L’obiettivo è quello di mostrare come l’andamento in parte dissonante trae il
suo significato simbolico dall’illogicità enigmatica di fondo, facendo emergere
il gioco onirico di parvenze inconsistenti in un mondo fragilizzato e segnato
da verità precarie.
Oltre alla contestualizzazione delle derivazioni
attraverso concreti esempi di raffronto relativi alle pagine letterarie, in
alcuni saggi è stata seguita la linea interpretativa che ha rivelato la
capacità dell’autore di stratificare vari tipi di linguaggio (romanzesco,
saggistico, drammatico, lirico, giornalistico). D’altronde, la sua prosa si
presta bene ad essere studiata accogliendo i suggerimenti eterogenei e dando
spazio all’approccio comparativo che metta in evidenza i passaggi concettuali
tra le aree artistiche contigue (musica, pittura, scultura, architettura
compresa come forma d'arte applicata e funzionale). Una volta verificate in
pratica, le meditazioni pittoriche di Bontempelli non mancano di coerenza
dimostrando una marcata sensibilità critica a dispetto dell’autodefinizione di
presunto dilettante della materia, a giudicare dalla raccolta Appassionata incompetenza le cui
implicazioni sono esaminate nel saggio di Jacqueline Spaccini sotto il profilo
paratestuale e contenutistico. Mettendosi sulle sue tracce, la studiosa
ricostruisce con precisione il sistema di riferimenti con lo scopo di reperire
nel canone dei quattrocentisti (Masaccio, Mantegna, Piero della Francesca) i
presupposti dell’arte novecentista secondo l’esplicita affermazione dello
scrittore. In tal modo, le sensazioni visive richiamano l’analogia fondata
sull’aspirazione al miracoloso e l’abolizione del sovrappiù ornamentale quale
quintessenza del credo bontempelliano.
Nella traiettoria di questo letterato-artigiano,
incline all’avanzamento senza smarrire il senso di continuità, le memorabili trame
narrative si fondono con la progettualità critica comportando considerazioni suggestive
sui compiti da affrontare nella società al di sopra delle contigenze storiche.
Illustrandolo nei dettagli, il volume in questione ne restituisce il ritratto
complessivo e aggiornato.
* Università di Zagreb (Croazia)