Dal volume Sasso
(Libri Scheiwiller, Milano 2008, pp. 104, € 14,00)
Marina
Il mare entra tutti i giorni nel mio giardino.
Circonda le pietre e in uno slancio
bagna gli aranci ancora verdi.
Da molti anni l’ho visto singhiozzare.
Sollevare le sue creste, abbattersi sull’arena.
Rompersi in ali di luce viola e scarlatte
Grave e sontuoso nel suo mormorare lontano.
Il sole addormenta le cicale.
Candide e ingenue errano le nuvole.
Questo penso quando contemplo
Le immagini fulgenti del mezzogiorno.
L’ape sopra le
uve di spiaggia
Succhia in estasi il loro purpureo nettare,
ebbra di un dolce sogno celeste.
***
I tuoi capelli sono di un biondo
velenoso
lentamente mi hanno avvelenato
ho il cuore e il petto pieni dei
tuoi capelli
non sapevo che fossero così
non ho mai immaginato l’amara fava
che stavo mangiando
credevo che vivere costasse ma non
tanto
sono incenerito
è l’ultimo giorno dell’anno
ti porterò sempre dentro
la mia pelle rugosa azzurra
con l’impronta dei tuoi baci
velenosi innocenti
***
Magritte
La foglia contiene già in sé l'albero
il profilo dell'uomo contiene la sua serata
La nuvola contiene in sè l'orizzonte
e la memoria è una ferita
sulla tempia di una statua olimpica.
La mela si erge sopra un collo inesistente,
testa vegetale
e il titolo è sempre necessario,
sempre necessario.
Mentre la nuvola entra nella nostra intimità,
e il mondo vegetale si mischia con quello animale,
i vestiti si mischiano col corpo
le funzioni col mezzo (l'uccello col cielo)
una mela ascolta invadente
e noi, con le nostre tre lune,
guardiamo i pani sfilare nel cielo,
e dalla finestra, inquietanti,
ci guardano scomposti
cinquanta dei nostri ii
orrenda
vendemmia di morte.
Mentre un uccello di pietra
vola
in un cielo dipinto
delle nostre facce
addio sole,
triste sul vestito nero.
***
Sasso
Questa indulgenza che gli uomini si concedono col sonno
non assomiglia all’abbandono della morte?
una piccola morte un pò anticipata, un breve riposo,
Questo goloso anticipo della morte,
così questo rammendare piccole cose porta le cose migliori,
le più femminee,
queste cose femminee
e non ha importanza la reliquia come oscuro residuo
scrivo questo per dire che la morte e il sonno sono simili,
ovviamente, of course,
ma soprattutto che mi sono ugualmente cari,
e in questo atonale abbandono simile a legno di violino,
quando ancora non è stato percosso dall’arco,
e la vita e insieme ancora la non-nascita
e la morte del feto già vecchio
oh come roco il respiro
come torpido scorre il tuo sangue
***
Afrodite
Afrodite suona il violino
col piede arcuato sul suo piedistallo
l'occhio biondo e il piede di pietra
***
Questi rumori che sento,
questi rumori,
timidi, impercettibili,
dei vicini,
come fossero topi
***
Non si può essere
umani
Non si può essere umani
non ci è più concesso
bisogna essere insensibili come animali
provare sensazioni semplici
piccoli dolori
piccole colazioni artigianali
piccole scempie
non si può riflettere meditare
tirare conclusioni
bisogna mangiare erba
***
Suicidio
Nulla di ciò che è vivo mi interesserà
Sarà come non essere mai nato
Che è il mio sogno di sempre
Non ricorderò nulla.
Non ricorderò nemmeno di essere morto
Non saprò mai di essere stato vivo
E non saprò
Di averti amata
Gli altri si meraviglieranno
Si chiederanno perché.
Non capiranno.
Se sarò bravo
non mi accorgerò nemmeno del passaggio
Non ricorderò nemmeno di aver scritto questa poesia
***
Poesia rimasta in un cassetto
ad A.L.
Caro Attilio
vivo con il tuo accendino quello
marrone
che ti ho fregato l'ultima vol=
ta che sono venuto a Siena
con fredda intenzione e senza
accorgermene
ho anche la penna la Parker che mi ha regalato
Silvia
sono le sole due cose dalle
quali non
mi separo mai
e vado in giro sempre con esse
non è vero che ho la simca mille
non è vero che ivana ha le calze
a strisce
ivana è delle b.r. io sono un
eroinomane
e andiamo sempre in giro per
roma lei col suo mitra
io con la mia siringa
e ci annoiamo anche un pò
siamo anche già morti
giaciamo ognuno accanto
all'altro ognuno col suo mitra
e con la sua siringa
ed essendo già morti
non ci annoiamo più
questo per dirti che il mio
rapporto con ivana
è già probabilmente giunto alla
fine
poiché sono una persona molto
compita
ti prego di salutare tua madre
ciao Lori
le donne essendo meno importanti
vengono sempre per ul=
time
***
Incontro col diavolo
Incontrai un vecchio
signore che disse:
le ragazze dei balletti
parigini fanno pensare ai vasi
etruschi,
così sfrontate
***
Poesia derivante dall’osservazione di taluni
moribondi della mia famiglia
Quando si sta
per morire si diventa
altre persone
si diventa santi dei
predestinati
anacoreti degli eremiti tutto l’egoismo
che è stato della persona svanisce in questo bozzolo
che aspetta solo di partire in questo
stato di grazia che è come
lo stato di grazia delle donne incinte
il sorriso pallido
il capello argenteo questo bozzolo o ectoplasma che sta
per partire
E’ una vera metamorfosi non ha più rapporto con la (persona)
persona
che viveva e tutto gli dev’essere perdonato
anche se egli è incapace di perdonare e
incapace di pensare
e può soltanto
soffrire tremare e temere e in questa
sua fragilità e pacificato col mondo e nulla
di tutto ciò che è osceno della vita può ormai far parte
di lui tranne il tremore e la speranza
di
andare
***
Poesia proibita
So di vivere in una bolla
e so che si spaccherà
e l’orrore del mondo la spaccherà prima o poi e vi entrerà
dentro
e so che l’orrore del mondo vi entrerà dentro e la
spaccherà
ma non sapevo
che l’orrore del mondo
si insinua nella mia mente
e la spacca
prima che l’orrore del mondo
entri nella mia mente
***
Poesia, l’unica che dica la verità
Amo la poesia perché quando scrivo so
sempre da dove parto, e non so mai dove arrivo. Arrivo sempre in territori
sconosciuti, e dopo ne so più di prima. Non scrivo quello che so, ma lo so
mentre lo scrivo, e per me la poesia è sempre fonte di continue rivelazioni. E'
come se durante la scrittura ci fossero in me improvvise rotture dell'inconscio.
In questo senso sono abbastanza convinto che la parola venga prima del
pensiero, sia un veicolo del pensiero. Non si scrive quello che si sa, ma lo si
sa dopo averlo scritto.
A volte scrivo delle cose che non so
assolutamente cosa significhino; lo capisco dopo, o a volte, addirittura, me lo
faccio spiegare da altri. Sono d'accordo, in questo senso, con quanto scrive
Perniola: “Il poeta non è il miglior fabbro, ma il miglior strumento” Io non
creo, ma sono creato. Non scrivo, ma sono scritto. A volte penso che la
principale qualità che dovrebbe avere un poeta sia quella di non tradire quello
che gli viene dettato con considerazioni banali (con quello che immagina di
essere, o che crede di dover essere, per esempio). Penso in questo senso che sia
difficilissimo essere spontanei: la spontaneità è nascosta sotto una serie di
strati di rigidità intellettuali, di pseudo conoscenze ideologiche, di velleità
banali; la poesia rompe tutto questo, va al centro dei problemi. Raggiungere la
spontaneità è un atto che richiede infinite mediazioni, tecniche, ma
soprattutto sensitive e di onestà intellettuale.
Credo che la
poesia (come ogni forma d’arte) sia il tentativo, con mezzi non perfetti, di
giungere alla perfezione. C'è quindi sempre dentro qualcosa di artigianale, di
imperfetto, così come artigianale è una preghiera. Nulla di precostituito o di
seriale. Gli architetti romanici facevano sempre la parte destra di un edificio
un pò diversa dalla sinistra, perché ritenevano che la perfezione potesse
raggiungerla soltanto Dio. (Un esempio del fatto che la parola precede la
conoscenza: prima di scrivere questo pezzo non avrei mai immaginato, a
proposito dell’arte, che avrei parlato di Dio).
Tutto ciò che
attiene al campo dell’estetica (non solo la poesia, ma l’architettura, la moda,
la musica) è quello che tiene insieme la società, perché dà ragioni comuni per
vivere, perché attiene all’autorappresentazione di se stessa che ha l’umanità.
Apparentemente l’arte non serve a niente, perché non ha connessioni immediate
(utilitarie) con la realtà. In realtà tutti gli artisti, dai poeti ai
fabbricanti di cravatte, ai disegnatori di fumetti, in qualche modo contribuiscono
a creare un’autorappresentazione e un’idea di sé dell’umanità. E spesso sono
gli unici a dire la verità, e l’umanità se ne accorge solo in ritardo: i poeti
non possono salvare il mondo, perché il mondo se ne accorgerà solo dopo.
Questo articolo è stato
pubblicato su L’Unità del 1° maggio 2002.