Vanni Santoni, 5 libri dello scrittore che vale la pena recuperare

Vanni Santoni è uno scrittore italiano che ha saputo conquistare l’attenzione della critica e del pubblico con la sua abilità narrativa. Ha iniziato la sua carriera letteraria nel 2004, il debutto è avvenuto con il libro sperimentale “Personaggi precari”, un’opera che presenta in maniera frammentaria centinaia di personaggi. Questo libro ha segnato l’inizio di una carriera letteraria ricca e variegata, che spazia dai romanzi corali a opere ibridate con elementi saggistici. Santoni ha esplorato anche il fantastico con la saga di “Terra ignota” e ha contribuito alla scrittura collettiva con il progetto SIC e il romanzo storico “In territorio nemico”. Oltre alla scrittura, Santoni ha svolto un’intensa attività giornalistica. Ecco 5 suoi libri da non perdere.

La scrittura non si insegna

“La scrittura non si insegna”, è un breve saggio letterario pubblicato da minimum fax, è già riconosciuto come uno dei lavori più apprezzati nel suo campo. Il titolo, apparentemente provocatorio, soprattutto perché l’autore insegna diversi corsi di scrittura creativa, non è smentito dal contenuto: Santoni si distacca dai manuali tradizionali per aspiranti scrittori, quelli che alternano massime abusate della scuola americana a principi di sceneggiatura volti a trasformare il lettore in un copywriter tutto trama e niente lingua, e sceglie, invece, di insegnare non a scrivere, ma a “pensare come uno scrittore”.

Quaderno con appunti
Scrittura | Unsplash @Yannick Pulver – Retidedalus.it

Personaggi precari

L’ultima edizione di “Personaggi precari”, pubblicata da Voland nel 2017, contiene alcuni centinaia di epigrammi, le micronarrazioni che costituiscono il corpus originale di un progetto che ne conta più di settemila. Pubblicata per la prima volta da RGB nel 2007, questa raccolta è solo una selezione di un gran numero di testi che hanno viaggiato tra blog, riviste e case editrici. Ognuno di questi brevissimi componimenti presenta un “personaggio precario”, ma la precarietà qui è intesa come condizione di esistenza e non nel senso più ristretto, economico, legato al posto di lavoro. I personaggi di Santoni sono precari perché privi di un contesto, di una trama in cui avere un ruolo.

Se fossi fuoco, arderei Firenze

Con “Se fossi fuoco, arderei Firenze” l’autore conferma un particolare interesse per la struttura, che ancora una volta è precisa, stabile. Il meccanismo che regola il gioco è complesso ma facile da decifrare: ambientato interamente a Firenze, il romanzo rifiuta l’idea di raccontare la storia di un solo protagonista e passa da un personaggio all’altro ad ogni paragrafo, abbandonando le sorti dei singoli a favore di una rappresentazione collettiva divisa in tre lunghi piani sequenza. “Scintille”, “Fiamme” e “Braci” sono i titoli delle sezioni, e in ognuna di queste i protagonisti si alternano sulla scena apparendo nel finale del racconto precedente.

Muro di casse

“Muro di casse”, pubblicato nel 2015 da Laterza nella collana “Solaris”, svela il mondo dei free party. Per farlo, Santoni sceglie la forma del romanzo ibridato con la saggistica, diviso in tre sezioni, ognuna con un suo protagonista, che raccontano i tre aspetti principali del fenomeno: la prima parte, quella più propriamente narrativa, si concentra sul punto di vista sensoriale, una lettura semplice e immediata delle feste; la parte centrale del romanzo guarda alla cultura rave in una chiave politica, parlando delle Zone Temporaneamente Autonome (TAZ) e più in generale della letteratura che affronta l’argomento; il finale è dedicato al rave come esperienza spirituale, al senso di comunione di cui si possono indovinare le implicazioni solo dopo averne compreso gli aspetti più concreti.

La stanza profonda

“La stanza profonda” riprende la forma ibrida e costruisce un romanzo in cui la crescita del protagonista va di pari passo con il racconto della diffusione del gioco di ruolo in Italia. In “Muro di casse” la molteplicità di punti di vista restituiva il senso di un’esperienza comunitaria; il protagonista della “Stanza profonda”, invece, è unico quanto poco caratterizzato perché possa essere universale. L’immedesimazione è facilitata dall’uso della seconda persona, che prima ancora di rimandare ai suoi precedenti letterari è un omaggio alla seconda persona che userebbe il Master per narrare dove sei, con chi sei e cosa succede attorno a te in Dungeons&Dragons o in altri giochi di ruolo.

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