CHECKPOINT POETRY
PAOLO GUZZI
 

 

AVATARS per Le Reti di Dedalo

 

 

unghia/tatto

 

Tocco l’occhio, lucido e fisso,

tocco i capelli, corti, lisci

tocco il viso, ossuto e assente,

tocco le labbra, gonfie e salienti,

tocco il naso piccolo e dritto,

tocco il collo robusto e torto

tocco le spalle, curve e piatte,

tocco le braccia lunghe e deboli,

tocco le mani, gonfie e bianche,

sono io nello schermo, o chi,

che fa quello che vorrei,

sono io o è lui, come me,

che fa quello che vorrei,

ma sono io che lo faccio,

o è lui,

provo davvero a guardare la mia unghia,

oscura lunula triste,

il dito che si allunga, orientabile,

tracciando un origami di luce

sulla schermo:

si oscura per un attimo: si sconnette

poi riprende la luce, in un cenno,

ecco l’ospite d’onore, ecco il passaggio:

paroliere di turno, si parla addosso,

chiama la partner, nel parlato confuso

il passante si ferma, lo invita

alla partecipazione straordinaria:

vanno insieme, in partenza:

parola chiave? Futuro.

 

 

***

 

occhio

 

La luce prova la sceneggiata,

lo schermo panoramico esalta le forme:

invita a quest’opera- rock lo specchio

in cui entrare, Alice contemporanea,

ologramma di vibrazioni,

gioca al video - game, rimbalza nell’aria inesistente,

vola in libera caduta, si rialza dallo specchio

d’acqua, translucido videodipendente,

Silvano, che ci racconti?

Avventure e difetti del videotelefono,

disordine dello SMS,

la luce entra nell’occhio passando

attraverso la cornea, la congiuntiva s’infiamma,

l’interno delle palpebre, lo strato medio

con l’iride dai mille colori:

l’occhio guarda se stesso, guarda l’orbita,

vede lampi e scintille e un buio sospetto,

un buio che taglia la luce, crea una linea oscura,

confine tra due realtà lampeggianti:

un sensitivo s’innervosisce nel nervo,

un nerbo frusta la visione,

macule e mosche volanti, si festeggia nel locale,

tanti auguri per il compleanno,

la luce è veloce, più veloce dell’occhio

che non sa trattenere l’impulso.

Siamo tutti contenti, tu sei contento?

 

 

***

 

orecchio

 

Da ragazzina pensavi di fare l’attrice?

Sì, ma ero innamorata anche di Bach:

poi ho fatto l’attrice e poi l’amore.

I suoni fanno vibrare il mio timpano,

vibrazioni si trasmettono agli ossicini:

il mio nervo acustico a volte si stanca

di trasmettere suoni al cervello:

straordinari prodotti restano presso il padiglione,

le parole si confondono, arrivano

con qualche mescolanza e crasi

e vagano a lungo nella mente e ricevo

anagrammi e sintagmi, frammenti di suoni,

parole spezzate e singhiozzi, anche dolci suoni

che, nel cammino, si trasformano

in gracchianti melopee, noiose immagini,

allora invento di avere sentito parole mai dette,

mai ascoltate, con vibrazioni sonore inusate,

invento suoni per non sentire inutili accenni,

a volte si arrestano nei labirinti,

negli spazi vuoti presto riempìti, gocce di sillabe,

piccole cascate di avverbi e di baci,

che schioccano, croccanti e scemi

tentando il nervo uditivo.

 

 

***

 

naso

 

Oh Suskind! Quale follia giusta ti assale!

Volteggia sui profumi Baudelaire – dandy.

I più si lasciano cullare dalla musica:

ma l’intenso odore si attenua, se a lungo lo aspiri:

è meglio isolare quello che ami e odorare poco,

di tanto in tanto. Quando vivremo la seconda vita,

o mille altre insieme e contemporaneamente,

l’imitazione del reale sarà perfetta,

sarà reale l’invenzione, l’immaginazione

creerà milioni di vite in una soltanto,

fascino antico, da cui nasce il viaggio,

l’arte, il teatro, la scrittura.

Allora non servirà più scrivere,

questa lunga pazienza dolorosa e bella,

l’antica fatica sarà leggiera,

sarai tu a vivere altre vite: ti libererai

dal peso, il lordo peso umanissimo,

niente imitazione ma essenza, volo

nelle trame dello spazio cibernetico,

luce e suoni, come nel sogno, ma senza sognare.

Preferisci il profumo delle erbe di Provenza,

l’odore aspro del ginepro e del rosmarino,

le visive fluenze e flatulenze di un profumo indiano che fuma:

Oh Suskind, che odori il corpo umano

e ne cogli le diversità

negli odori diversi in cui è immerso.

Chi vincerà le elezioni?

Riconoscerai l’odore della madre,

quello della donna che ami,

Mi piace mantenermi attivo,

(per dimostrazioni e prova vicino a casa tua).

 

 

***

 

gusto

 

corpuscoli gustativi dappertutto,

sulla lingua e nella bocca,

ma anche nella gola e giù nello stomaco,

ingoi il sesso e il suo sapore,

l’ostrica e la cozza, spaghetti allo scoglio,

quante bocche puoi avere in second life,

quante i tuoi avatar: mangia e non ingrassi,

dimentica, dimentica nel sapore, un istante,

dimentica nel sapore un istante,

un istante, un istante, un istante (stand by)

 

l’incessante cupezza del dolore:

dimentica la pole-position mancata,

dimentica la play girl, nel play back

ripeti l’azione, il momento, rinnova

identica sensazione, puoi farlo,

identica situazione, puoi averla,

niente al caso, il caso sei tu,

puoi diventare quello che vuoi,

che volevi essere un tempo.

 

 

 

 

*  Paolo Guzzi, nato a Roma (1940). Vive a Roma e a Parigi. Poeta, traduttore, critico teatrale, francesista.

Ha scritto:

 

POESIA: Consumo pro capite, 1972 - Moduli di trasformazione, 1980 (pref. di Fabio Doplicher) - Continuum, 1985 - Magazzini generali n.5 (una plaquette con Antonio Spagnuolo) 1987 – Dizionario inverso, 1991 (pref. di Lamberto Pignotti) – Ecografie (pref. di Claudio Rendina) 1999 - finalista al Premio Feronia - Verbatim, (pref. Aldo Mastropasqua) 2003 - Arcani Archetipi (pref. Donato Di Stasi) Fermenti-Album 2006 - Duetto (pref. Aldo Mastropasqua) Istituto Italiano di Cultura di Algeri – 2007.

È presente in molte antologie, poetiche e di narrazioni, da quelle di Fabio Doplicher a quelle di Mario Lunetta, di Lamberto Pignotti, di Francesco Muzzioli (telematica) sino all’Almanacco di scritture antagoniste di Lunetta, Muzzioli, Sproccati (ed. Odradek) 2003 e nell’antologia Poesia a comizio di Muzzioli e Carlino, Empirìa, 2008.

È presente nell’antologia francese Une journée de littérature en Méditerranée Albiana - Ajaccio 2005, con una serie di racconti e la prefazione di François Renucci.

Suoi testi poetici sono in varie riviste letterarie, tra le quali Avanguardia n. 27 – 2004, con presentazione di Aldo Mastropasqua e Hortus Musicus, con presentazione di Mario Lunetta.

Premio 1998 Rabelais per una poesia inedita.

Premio 2000 Roma nel Novecento per un racconto inedito.

Hanno scritto: Fabio Doplicher, Lamberto Pignotti, Mario Lunetta, Francesco Muzzioli, Giovanni Fontana, Claudio Rendina, Aldo Mastropasqua. Alfio Petrini. Citato da Giorgio Patrizi in Storia Generale della letteratura italiana, a cura di Walter Pedullà e Nino Borsellino, Motta, Milano 2004 vol. XVI.

 

 

TRADUZIONI: da Molière, Baudelaire, Sade, Balzac con la cura e i saggi introduttivi (Newton Compton ed.)

 

SAGGISTICA: Il café chantant a Roma, 1995 (Rendinaeditori)

Il teatro a Roma, 1998 (Rendinaeditori)

Linee di tendenza della performance (2001) in Avanguardia

Il teatro di ricerca in Italia (2002) in Avanguardia

Teatro e no: il teatro del verbo-visivo (2003) in Avanguardia

Teatro e no (pref. Eugenio Miccini) Giubbe Rosse Firenze 2004

 

Ha partecipato e partecipa a iniziative e letture in Italia e all’estero.

Suoi testi sono tradotti in francese, inglese, ucraino, polacco, spagnolo, rumeno.

Ha collaborato alla RAI, a Paese Sera, a Realtà Sovietica, e collabora a varie riviste letterarie e teatrali cartacee e telematiche (Hystrio, Zeta (redattore), Avanguardia, Illuminazioni.web; Karenina.it ; Bollettario)

Organizza mostre e performance di artisti italiani di ricerca, a Parigi e a Roma, interessandosi alla poesia visiva e alle performance artistiche e teatrali.

È inserito nella Grande Enciclopedia di Roma, Newton Compton Editori, 2001.

Gli sono stati dedicati alcuni libri d’artista da Eugenia Serafini, Nella Giambarresi, Cosimo Budetta (2004) Antonio Baglivo (2006).

 

 

Email: paologuzzi@infinito.it

 

 

 

 




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