Dubbio
Fu corsa dubitare del castigo che
a volte l’indugio,
come
torrente ai bordi,
improvviso
e segreto oscilla incontaminato.
Eccomi!
L’urlo del dolore penetra la mia
carne sino a frullarmi
le ossa,
sino ad
emulsionare le tempere della tavolozza
in
arcobaleno impossibile.
Smarrito ho plasmato ogni istante
nella
tua figura ricomposta a mosaico
per
quegli eventi estremi in cui frantuma
la
misura di un breve respiro.
Modella e amante
riesci
tuttavia a realizzare le stesse esaltazioni
che ci
strinsero prima che le coppe svuotassero
inesorabilmente.
Il ventre è un calendario,
simbolo della nostalgia
che i
frammenti disperano,
perché
il vento porta via a suo piacimento
anche la
mia memoria.
***
Follia
Vorrei tentare la follia per
qualche volta
nel
risveglio mutevole che abbraccia
l’arsura,
interminabile,
nel tempo che ci resta
quasi
tramortito al silenzio della primavera,
nel
segreto di una chiave custodita
fra le
rovine,
verso il
vuoto, verso la menzogna.
Tu sai agitare le scoperte
ambigue
le
sorprese del miracolo
sciogliendo
l’incertezza che cela il luogo del disincanto.
Allora uscirò a disegnare la
terra,
le mani,
i piedi, le labbra,
nella
paura di riascoltare
l’urlo
temuto a lungo della stoltezza,
che è il
canto della mia disperazione.
Rimane a confondere la saggezza
il mio dialogo
con Dio,
una catena
di dubbi
, agganciata alla roccia
ove ogni
giorno si spaccano parole,
mentre
il diniego è vincolo di ossessi.
***
Ironie
Prezioso spolverio delle stelle
l’avello
di mio padre, paura di un incontro,
l’ossessione
che smonta porte e chiavistelli
nel
delirio di corrose anomalie.
Nell’ubriachezza notturna
lasciami bere
le
fragranze della pelle, nel gioco che il sospetto
ha
porzioni segrete , brevi parole negli accordi,
ove le
aritmie segnano minacce di scansioni.
Ecco il tormento che detta confusioni
nella
carne imperfetta, nei rumori,
nello
scricchiolio dei tuoi passi,
le grida,
i sospiri, la collisione delle voci,
le mie
mani roventi, le sorprese degli argini,
cercano
l’odio della morte appena in tempo
per
soccorrere l’ironia del morso.
***
Pupille
Rotoli fra le coltri e le parole
per succhiare l’innesto
dal fondo della mia coscienza.
Più gracile e impudico
sarà il midollo dei sogni,
null’altro registrando
nel gonfiar vene e pretese.
Allora non chiedere più di starmi accanto.
In men che non si dica
io avrò perso altri giorni,
spruzzando le sorprese
alla clemenza delle narrazioni.
Lunga e calma la vampa in quel barlume
che la notte concede,
oltre il gioco al raddoppio di malizie.
La tua forma dipana
e la mano recita stupori,
mentre le stanze solcano gli spazi
imprigionati nella sera, ed io sperduto
fra la bocca ed il ventre
ripeto gli istanti sconosciuti
tra il pensiero ed il sangue delle tue pupille.
***
Dissonanze
Plastiche contorsioni
nell’abbaglio
della
seduzione, che sia illusione lenta,
figura
che risponda alle prigioni
dei
muscoli, per rintracciare l’allegoria dell’amore.
È l’agguato gentile che si offre
come preda
dietro
il filo sottile, contro le mani ardite,
che
furtive scandagliano le forme,
nell’affondo
ininterrotto dell’affanno.
Sgocciola il collo, la spalla, il
pettorale,
per
contratture insolite,
nel
confondere il ritmo.
Impugna un’arma bianca, come il
dardo
scagliato
e ripreso in un agguato sommerso,
inverecondo
per tortura e tenaglia,
incastonando
il gioco del ventre
all’ultima
attenzione dello specchio,
alle
menzogne delle ginocchia impietrite
nelle
misure ingorde delle coltri.
Sono soltanto io che scompongo me stesso,
per
sbollire alle strofe,
in una
trasgressione di arabeschi,
tra
cuscini e risvolti,
i
frantumi della mia schiena impazzita.
***
Un filo
Vorrei ascoltarti ripetere il
pensiero,
respirando
attonita le scorie della mente,
con
l’inutile grido che scandisce, rauco,
ad
accecare occasioni,
quasi
tremante per le distorsioni di un tempo bruciato,
che
cerca inutilmente nuovi artigli.
Chissà se durante il pregare non riesca
ad
agguantare tutte le bugie che scioglievi,
distillando
un alambicco di lacrime,
senza la
vergogna delle medesime ombre
o le
diverse ferite nella carne scomposta.
Ogni parola conosciuta
sembra
franare tra le mani irriverenti,
e gli
occhi svuotano le gabbie
implorando
armonie.
È tempo che io raggiunga
altri spiriti
per
raccontare quelle meraviglie di presagi
che
nessuno comprende,
quasi
fantasia di un filo confuso,
solo
perché un attimo sospendi la delusione.
L’amaro segreto avvolge di nuovo
la tua fronte.
***
Delirio
Non lasciarmi solo: hai l’incanto
sotto i piedi
ed il
rintocco che segna già il passato
più
fragile,
hai le
stranezze di una luce che raffredda ogni istante
e
traccia sul muro del tempo quelle figure
che sono
le segrete angosce della mia solitudine .
Tutto intorno – ti prego – il
tonfo che protegge
la
roccia improvvisa e sanguinosa,
lo schermo
che protegge la visione distorta
della
fiamma.
Con un balzo, oscuri nel
silenzio, i segugi
svelano
gli ultimi segni della primavera
che
ormai non ci appartiene più,
ed
incolla baci mentre si confonde annegando,
e
chiudendo il tocco alle finestre.
Incomprensibile
come la
schiena nuda alle pareti
il
battito della succlavia al collo.
Quando tutto sembra incantare i
vecchi temi
la mano
aggancia parole per dominare
la
memoria
nelle
immagini incompiute per accontentare
ogni
cedimento.
L’incubo è al dondolio delle
ombre
aspettando
una deviazione che sia filigrana e tremore.
E gli occhi a ripetere il
pericolo
posseduti
dal brusio del cappio di un delirio.
* Antonio Spagnuolo è nato a Napoli il 21 luglio 1931. Presente in
numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali, collabora a
periodici e riviste di varia cultura. Suoi testi risultano pubblicati in
diverse antologie. Attualmente dirige per l’editore Guida la collana "l’assedio
della poesia" e la rassegna "poetry wave" in internet.
Al suo attivo, numerose pubblicazioni di prosa e
poesia che hanno ricevuto l’attenzione di nomi illustri del panorama letterario
contemporaneo, nonchè riconoscimenti a premi. Le sue ultime raccolte
poetiche sono: Dietro il restauro,
Ripostes, Salerno 1993 (Premio Minturnae 93); Attese, Porto Franco, Taranto 1994 - illustrazioni di Aligi Sassu; Inedito 95 inserito nell’antologia di
Giuliano Manacorda "Disordinate convivenze”, ediz. L'assedio della
poesia, Napoli 1996; Io ti inseguirò
(venticinque poesie intorno alla Croce), Luciano Editore, Napoli 1999; Rapinando alfabeti, pref. Plinio
Perilli, Napoli 2001; Corruptions, Gradiva
Pubblications, New York 2004 (trad. Luigi Bonaffini); Per lembi, Manni editori, Lecce 2004
(Premio speciale della Giuria Astrolabio 2005, Premio Saturo d’argento 2006); Fugacità del tempo (prefaz. Gilberto
Finzi), Ed. Lietocolle, Faloppio 2007.
Via G. Paisiello 19 – 80128 Napoli - spagnuoloantonio@hotmail.com